Una società non può ritenersi civile, se non è in grado di prendersi cura dell’ambiente in cui vive, compreso il rispetto di chi insieme a noi questo ambiente lo condivide.
Per affrontare la tematica del randagismo e cercare di colmare il gap culturale e legislativo rispetto alle altre regioni Italiane, bisogna lavorare in maniera efficace ed efficiente, tracciando un elenco di priorità da realizzare ed errori da non commettere.
Bisogna evitare infatti che, per scopi economici, i cani diventino oggetto di tratta; che i canili vengano intesi come dei Lager e far si che la problematica relativa alla gestione del mondo animale diventi un business.
È importante, invece, che il monitoraggio del territorio venga fatto anche con l’aiuto delle guardie zoofile, che vengano avviate in tutto il territorio regionale, campagne di sterilizzazione e microchippatura, che siano curati al meglio i registri di monitoraggio sia nazionale che regionale, non tralasciando inoltre, l’aspetto che riguarda la corretta informazione, coinvolgendo soprattutto i giovani e le scuole.
Il fine è quello di avviare finalmente quel cambiamento culturale, che non ci faccia vedere un animale come un oggetto da regalare, ma come un essere senziente, come stabilito nel Trattato di Lisbona del 2007, avvicinandoci a quella società civile tanto auspicata.
Riuscire a fare lavorare in sinergia ed al meglio Regione, A.S.P. ed associazioni di volontariato, trovando altresì, le risorse economiche necessarie a trasformare in fatti concreti il lavoro che tutte le parti in causa hanno già da tempo iniziato.