LA SCUOLA AI TEMPI DEL COVID-19

Era il 2008 quando, nell’Italia governata dal Cavaliere e con il Ministero dell’istruzione a guida Gelmini, veniva avviato il processo di demolizione del sistema di istruzione pubblica. Meloni e Salvini, nell’Agosto di quell’anno, votavano a cuor leggero la istituzionalizzazione delle classi pollaio. Nelle mani dei successivi ministri, fino ad arrivare alla Fedeli , la signora del “sempre più migliori”, la scuola non ha certo goduto di buona salute. Pochi fondi, scarsa volontà di intervento, ritenuto probabilmente spreco e non investimento, avvio di riforme come pure operazioni di maquillage che sarebbero servite ai signori ministri per depositare qualche fascicolo a firma autografa!

Arriva l’anno 2020 e ci ritroviamo con le spalle al muro. La pandemia fa emergere quello che le famiglie di qualche anno fa non notavano: problemi strutturali, spazi angusti, problemi di sicurezza, classi affollate, etc. E, come accade sempre, si attiva il democratico processo di ricerca del capro espiatorio. Lucia Azzolina è additata come “l’asina” del Ministero dell’istruzione, crocifissa senza colpa!
L’operazione di demolizione della figura del ministro, portata avanti dal millantatore Salvini e dalla maghetta Meloni, è l’attività politica preferita da queste povere opposizioni. Viene, quindi, montata ad hoc una sistematica operazione di demolizione mediatica, fatta di post, fake news, offese, che non propongono alcuna soluzione alternativa (Salvini e Meloni non saprebbero da dove partire!), ma mirano a catturare l’attenzione degli italiani distratti o di quelli appassionati di populismo di strada e di piazza.

Ma, proviamo a smontare qualche plateale menzogna.
In Italia vige la legge sulla autonomia scolastica. Il Ministero consegna le linee guida, lasciando ad ogni istituto la libertà di metterle in atto nel rispetto del contesto e delle possibilità. Pertanto, è a cura dei Dirigenti scolastici la parte esecutiva. Questi ultimi, sicuramente oberati da mille decreti, note ministeriali e difficoltà operative, sono le altre vittime dei disagi storici provocati dalla malapolitica. Oggi, emergono anche le enormi difficoltà gestionali. Volete provare a trovare un Paese su questo pianeta in cui il Ministero entra nel merito del singolo plesso scolastico, dal portone di ingresso al sifone dei bagni? Ovviamente, non esiste. Ma all’attuale Ministro si chiede anche questo!

Il Ministero mette a disposizione fondi che le singole istituzioni scolastiche potranno usare per la soluzione dei problemi più rilevanti, attivando le note procedure di accesso che, oltre a rappresentare degnamente la perniciosa e diffusa burocratizzazione del nostro Paese (si proverà a dire che di questo è responsabile ancora Lucia Azzolina!) , rappresentano l’unica via legale di accesso alle risorse nazionali.
Nessuno sapeva che avremmo dovuto affrontare una pandemia e, probabilmente, essendo donna tra le donne, neppure il Ministro dell’istruzione. Dal Cts all’OMS sono arrivate notizie di ogni tipo, ipotesi scientifiche sul virus, talvolta pure contrastanti, posizioni antitetiche tra luminari di spessore internazionale. Nessuno ha osato contestare. E siamo d’accordo. Però, se la Scuola italiana vive un legittimo contrasto tra la volontà responsabile e seria di fare partire l’anno scolastico in sicurezza (nei limiti del possibile!) e la consapevolezza che le scuole rappresentano un pericoloso potenziale focolaio, allora la colpa non è della difficile situazione che si sta affrontando, ma del Ministero.

La probabilità che, durante il corso di quest’anno scolastico, singole classi o interi istituti potranno essere chiusi per un periodo non valutabile a priori è altissima. Lo sanno i tedeschi, i francesi, gli americani che hanno già iniziato le attività scolastiche, sperimentando quasi immediatamente chiusure, didattica a distanza, etc, con tutte le difficoltà connesse. In Italia però, non può accadere, perché il Ministro deve trovare soluzioni ai problemi del futuro. Così, un giorno sentite Salvini e la Meloni che affondano sulla apertura ed il ritorno alla normalità, il giorno successivo da qualche angolo di piazza che blaterano contro l’irresponsabile apertura delle scuole, e così via. Una sorta di gioco squallido che fanno per mestiere.

L’altro cavallo di battaglia dei detrattori sono i banchi con rotelle. Hanno gridato allo scandalo, lasciando intendere che sarebbero stati dismessi tutti i monoposto per fare il nuovo acquisto. E poi, nelle scuole reali del Paese reale ti accorgi che è rimasto quasi tutto invariato, perché la stragrande maggioranza delle scuole era già dotata di banchi monoposto. La richiesta di banchi con rotelle era pervenuta da parte di alcuni dirigenti scolastici che, in ogni caso, avrebbero dovuto predisporre l’acquisto di nuovo arredo. Non era una notizia rilevante, eppure hanno riempito giornali e social di mega titoli!

Quanta possibilità abbiamo di sopravvivere ai veleni di una politica demolitiva ed irresponsabile? Ovviamente nessuna, non certo come singoli uomini e donne, ma come sistema Paese. La scuola italiana riaprirà. Durante il corso dell’anno nessuno sa cosa potrà accadere. Dovremo dinamicamente adattarci con serietà e responsabilità e con la consapevolezza che non sarà un anno facile. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte. Non possiamo chiedere certezze sanitarie alla scuola e poi mandare i nostri figli nei pub, nelle discoteche, in vacanza in paesi a rischio. Così facendo, contribuiremo a fare saltare non solo la Scuola, ma anche il Paese

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