In questi giorni avrete sicuramente effettuato una di quelle operazioni che è diventata parte della nostra routine: aprire Google e cercare qualche informazione che si trova su Wikipedia. Con rammarico vi siete però accorti che la più grande enciclopedia del sapere umano è stata “censurata” o meglio “autocensurata”.
Wikipedia Italia sta infatti protestando contro la direttiva sul copyright che è stata discussa oggi 5 luglio dal Parlamento europeo in seduta plenaria e che è stato per fortuna bocciato con 318 voti contrari (tra cui quelli del gruppo del M5S) e 278 a favore.
“Se promulgata, la direttiva limiterà significativamente la libertà di Internet – aveva tuonato Wikipedia nei giorni scorsi -. Anziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione, essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere”.
A decidere se un contenuto debba, o non debba, essere rimosso dalla rete non deve mai essere un algoritmo, non deve mai essere una società privata. Ma un giudice o un’autorità amministrativa indipendente. A partire dal 2016, l’Unione Europea, resasi conto della straordinaria evoluzione dei tempi e delle tecnologie, ha messo mano a una proposta di direttiva che nelle intenzioni dovrebbe governare i nuovi fenomeni del diritto d’autore in vista del cosiddetto mercato unico digitale: la circolazione transeuropea dei contenuti della musica, dei film, degli articoli di giornale.
La direttiva dell’Unione Europea è una proposta per problemi realmente esistenti ma che per il modo in cui sono stati, attualmente, affrontati dall’UE si prepara ad avere una pessima esecuzione.
È pessima dal punto di vista del linguaggio e delle scelte che si stanno compiendo.
Quali i punti critici della direttiva votata oggi in Parlamento?
- L’attività di indicizzazione dei contenuti online, l’idea che utilizzare un link a un contenuto, ai fini dell’indicizzazione, significhi utilizzare un diritto d’autore, è naturalmente sbagliata e fa a cazzotti con uno dei principi fondamentali della rete, nonché la libera circolazione dei link.
- La responsabilità degli intermediari nella comunicazione: chi non produce un contenuto ma si limita a mettere a disposizione del pubblico un contenuto prodotto da terzi non dovrebbe essere chiamato a risponderne in prima persona.
L’individuazione di contenuti che violano i copyright potrebbe essere sicuramente perseguibile dai colossi della rete come Google, Facebook, ecc. Cosa ne sarebbe invece di tutti quei portali intermedi che non necessitano delle strutture adeguate e soprattutto non hanno una diffusione di contenuti protetti da copyright tale da garantire un investimento così ingente?
La posizione del MoVimento 5 Stelle Europa è ovviamente quella di chi è contrario all’approvazione della direttiva che metterebbe il bavaglio alla rete e lo ha dimostrato con i suoi voti utili per la vittoria del No nella seduta plenaria di oggi 5 luglio.
Oggi è un giorno importante – Dichiara Luigi Di Maio – “il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando anche a livello di Parlamento europeo. Nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico.
Adesso il testo verrà ridisegnato e tornare in aula a settembre, dobbiamo continuare l’operazione di informazione dell’opinione pubblica per far sì che possa definitivamente tramontare l’ipotesi che si metta un bavaglio ad internet.